giovedì 4 dicembre 2014

Personalità, stile ed eleganza per tutte le donne: il prêt-à-porter made in Italy di Albini

È considerato il padre del prêt-à-porter made in Italy. Il fashion designer nostrano che non sopportava di essere rinchiuso tra categorie e regole. L’uomo che ha permesso alle donne di non dover scegliere tra un bell’abito e una vacanza da sogno, ma di poter permetterseli entrambi. Di andare incontro alla vita, come suggeriva lui.
Walter Albini era così. Amava viaggiare e conoscere, e desiderava che anche le donne per le quali progettava le sue creazioni fossero libere.

La vita dello stilista è, infatti, in continuo movimento tra spazi, tempi, tendenze, personaggi. Nato nel 1941, frequenta l’Istituto d’Arte Disegno e Moda di Torino e, a soli 17 anni, inizia a collaborare con giornali e riviste, raccontando tramite i suoi schizzi le sfilate d’alta moda di Roma e Parigi. In questo periodo incontra Coco Chanel, che lo sconvolge e lo ispirerà per tutta la vita.
Lavora per Krizia, Karl Lagerfeld, Billy Ballo, Cadette, Trell.
Negli anni ’60 disegna per le più importanti piccole industrie di moda italiana e per il marchio Cole of California.
Risale al 1970 la sua prima proposta “unimax”, che prevede un’uniformità di taglio e colore per uomo e donna.

 Il 1970 è anche l’anno della sua audace collezione “Anagrafe”, presentata a Pitti, nella quale sfilano otto spose con abiti lunghi di colore rosa e otto vedove in abito nero e corto; si tratta di abiti di ispirazione anni’20, ricchi di decori e perline. Nella visione dell’eclettico stilista, le donne hanno il capo coperto con veli di varie lunghezze, e la purezza e semplicità, unita alla sobria eleganza delle spose, si affianca alla modernità degli abiti dal sapore etnico e ribelle delle vedove.

Nel pieno della popolarità, conteso dalle case di moda, Albini collabora con cinque differenti marchi industriali che si sono coordinati in un unico progetto, e lancia una sua linea che presenta a Milano, sancendo la nascita del prêt-à-porter italiano. Nella passerella milanese dello stilista sfila una donna che indossa chemisiere, giacca e pantalone. Con la sua collezione, Albini affascina la stampa estera che gli assegna il nome di “Saint Laurent italiano”, quella italiana, invece, non ne comprende il genio innovatore e libero. Per lo stilista è, infatti, fondamentale “la libertà di vestirsi fuori dagli schemi”, e dunque nei suoi abiti - e nei suoi consigli di stile - dà ampio spazio alle combinazioni, agli accostamenti insoliti, alle novità.

Nel 1973, dopo aver rotto l’accordo con i 5 marchi di moda, Albini presenta la prima linea che porta il suo nome a Londra e organizza una suggestiva sfilata a Venezia, al caffè Florian.

Nel 1975 a Roma presenta una collezione di Alta Moda ispirata a Chanel e agli anni ’30 - 40, dichiarando definitivamente il suo amore per quell’epoca e quello stile. È il trionfo del rosa, suggellato anche dalla colonna sonora: 25 diverse versioni de “La Vie en Rose”. Gli abiti sono sobri ed essenziali, nello stile minimal che contraddistingueva Chanel.

Già negli anni ’80, però la popolarità dello stilista perde smalto, anche per via del suo spirito ribelle che mal si adatta alle “etichette”.

La sua vita intensa e creativa termina all’età di soli 42 anni, ma l’impronta che il suo stile e il suo esempio hanno lasciato rimangono indelebili nel percorso della moda italiana.

 Virginia Mazzotti

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